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Lo smartworking, in fase emergenziale, va previsto come diritto anche per genitori con figli in età scolare, di Annalisa Rosiello, 28 arile 2020

22.03.2021 | Pubblicazioni

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A causa della perdurante chiusura delle scuole, una soluzione per salvaguardare contemporaneamente il lavoro e le esigenze familiari potrebbe essere quella di estendere il diritto allo smartworking anche ai genitori di figli in età scolare (0-14 anni), fino al momento in cui i bambini e i ragazzi potranno tornare a riempire le classi senza gli ipotizzati “turni”.

Parliamo di estensione perché questa non sarebbe una novità: lo smartworking è un vero e proprio diritto per le persone con disabilità, le persone immunodepresse e familiari loro conviventi, i caregiver. Tale diritto è previsto dall’art. 39 Decreto Legge Cura Italia, convertito in legge nei giorni scorsi.

Non va confuso con i criteri di precedenza previsti dalla legge di bilancio per l’anno 2019 e dalla normativa in tema di pubblico impiego che, a parità di condizioni, istituiscono appunto delle priorità ma non un vero e proprio diritto all’accesso a questo specifico strumento.

Il diritto allo smartworking dovrebbe spettare ad entrambi i genitori, al fine di non penalizzarne uno dei due e favorire l’alternanza degli stessi nel seguire anche le attività scolastiche e ludiche dei figli.

Chiaramente questo sarà possibile se le attività svolte da un genitore o da entrambi sono telelavorabili. Occorre a questo riguardo considerare e precisare che – da uno studio recentemente condotto – è emerso che quasi 8,5 milioni di lavoratori svolgono un’attività telelavorabile. Quindi questa disposizione risolverebbe a costo zero il problema di tante famiglie.

Peraltro, anche in assenza di una specifica norma, potrebbero esserci delle leve giuridiche da attivare, ricorrendo alla normativa ordinaria ed emergenziale già vigente per ottenere l’affermazione giudiziale dello smartworking come diritto  (Art. 2087, prevenzione dello stress lavoro-correlato ex 28, TU 81/08, normativa anti-discriminatoria, ecc.). E’ facilmente ipotizzabile che – in assenza di una specifica disposizione – ci saranno quindi tanti contenziosi su questo specifico aspetto, segnatamente ogni qual volta lo smartworking dovesse essere rifiutato in presenza di necessità quali quelle di far fronte all’accudimento dei figli in questa specifica fase.

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