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Commette estorsione il datore di lavoro che spinge il dipendente ad accettare condizioni di lavoro deteriori pur di conservare il posto

12.03.2021 | News

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Stiamo vivendo in un contesto sociale in cui l’accesso al mercato del lavoro è sempre più difficile, esattamente come riuscire a mantenere un posto di lavoro. Ebbene, la sentenza n. 18727 del 5 maggio 2016 della Sezione Penale della Corte di Cassazione ricorda e sottolinea l’importanza di garanzie minime, poste dall’ordinamento a tutela della libertà e della dignità del lavoratore. E così la Corte ha condannato il datore di lavoro a una pena detentiva per il reato di estorsione, dato che questi ha indotto più dipendenti dipendenti ad accettare condizioni lavorative e trattamenti economici penalizzanti pur di ottenere, e mantenere, il proprio posto di lavoro.

Considerato lo sbilanciamento tra le parti e la posizione di maggior forza del datore di lavoro, i giudici hanno precisato che “[…] la minaccia, da cui consegue la coazione della persona offesa” può “presentarsi in molteplici forme ed essere esplicita o larvata, scritta o orale, determinata o indeterminata, e finanche assumere la forma di semplice esortazione e di consiglio”.

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