La signora Bianchi (il nome è di fantasia) è stata dipendente per 20 anni di una società della grande distribuzione, prevalentemente con mansioni di cassiera. Una volta raggiunti i requisiti per la pensione, riceve dal direttore del personale la proposta di dare le dimissioni a fronte di un incentivo; ma la signora che non ha raggiunto i limiti di età (all’epoca della vicenda 65 anni) declina gentilmente l’invito, facendo presente che preferisce rimanere a lavorare ancora almeno un altro anno.
Il rifiuto viene accolto con sfavore dall’azienda e il responsabile del negozio comincia ad effettuare un controllo quotidiano e costante dell’operato della signora; non appena la stessa si allontana dalla postazione per le pause fisiologiche, per bere un caffè o per consumare il pasto non perde occasione per richiamarla con l’interfono alla cassa. Non basta: le muove rimproveri immotivati, anche in presenza di clienti e di colleghi di lavoro, fino a contestarle verbalmente un ammanco di cassa, così da metterla sotto pressione (insieme al direttore del personale, giunto in loco nel frattempo) e invitarla a lasciare il negozio previa sottoscrizione di una lettera di contestazione disciplinare e contestuale sospensione cautelativa dal lavoro.
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